La storia

L’origine della festa campestre di Santa Caterina si perde nella notte dei tempi. Per i “nostri vecchi” era un momento di aggregazione e di grandi festeggiamenti. Per decenni è stata l’occasione per incontrasi e trascorrere felici momenti insieme davanti a un piatto di trippa e a un buon bicchiere di vino. Un appuntamento tanto semplice quanto sentito da quelle poche famiglie che vivevano alle pendici del Monte Tovo. La cosa importante era stare insieme e trascorrere qualche ora raccontandosi le “avventure” dell’anno appena passato. Nelle vicinanze della Chiesa di San Bernardo il pianoro della Colma si animava di persone che si incontravano per festeggiare il santo patrono. Un menù semplice e genuino che è diventato famoso in tutta la Valsesia. Infatti, trippa e balle del toro sono ormai sinonimo della nostra Festa. Ovviamente non poteva mancare il vino che riscaldava le serate dopo il calar del sole. La strada per arrivare al ritrovo, fino a metà degli anni ‘60, era un sentiero, ma pendenza e fatica non hanno mai fermato la festa e il buon umore. Con le dovute proporzioni, quello spirito goioso e godereccio si è tramandato fino a oggi. Ora siamo nel cuore del Fei con tutte le comodità dei giorni nostri. Una tensostruttura garantisce pranzi e cene in caso di pioggia. Anche il gruppo si è evoluto e ha preso il nome di Comitato Festeggiamenti Doccio, vanta una cinquantina di elementi dai 5 ai 75 anni, tutti impegnati attivamente alla buona riuscita di questa mitica Festa Campestre che ha tutta l’intenzione di resistere almeno fino al prossimo millennio.

 
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